soft power

Soft power italiano, consenso globale e influenze

La rivoluzione digitale è arrivata e non conosce battute d’arresto, i segnali arrivano da più settori. Soft power: All’inizio di gennaio 2022 nasce all’interno del Ministero degli esteri una nuova struttura: Direzione generale per la Diplomazia pubblica e culturale

Lo scopo del progetto è quello di rendere il soft power italiano uno strumento di influenza sempre più incisivo nella costruzione di un consenso globale su settori nei quali l’Italia è leader.

Cos’è il soft power italiano?

La traduzione letterale è – potere dolce – ed è un’espressione utilizzata per descrivere la capacità di un potere politico di influenzare, convincere, attrarre attraverso risorse intangibili come la cultura, i valori e le istituzioni politiche. Detto in altre parole è un valore aggiunto, un brand.

Secondo il Global Soft power Index, l’Italia è al nono posto nella classifica mondiale che individua i paesi più influenti al mondo. Le aree in cui esercita maggiore influenza sono il turismo, la cultura, l’arte e la gastronomia. 

L’indagine condotta afferma inoltre, che in Italia vi sono enormi margini per migliorare nella ricerca scientifica, nella governance e nell’istruzione (settori ancora carenti). 

Secondo uno studio condotto da Brand Finance, l’Italia è tra i quattro paesi più attraenti dal punto di vista turistico, dopo le Maldive, la Svizzera e la Francia. Nell’arte il nostro paese si posiziona dopo gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito. 

L’indagine evidenzia che il commercio italiano gode di ottima salute e i brand italiani sono secondi solo a America e Giappone. 

Inoltre, si riscontra una generale difficoltà a fare business in Italia, a causa di un’economia debole e uno scarso potenziale di crescita. I punti deboli sono nella ricerca scientifica, dove si investe molto poco, nella governance, nell’istruzione e nella sostenibilità.

Il soft power di uno Stato-nazione nella versione originale, perfezionata dal politologo di Harvard Joe Nye nel suo libro del 2004 (Soft power: un nuovo futuro per l’America, trad.it. Einaudi, 2005) afferma che dipende da tre elementi: dalla sua cultura – quando è attraente per gli altri, dalle sue idee politiche – quando le vive coerentemente, e dalla sua politica estera – quando si esprime con una incontestabile autorità morale.

I pilastri del soft power dunque, sono quattro: 

  • Comunicazione;
  • Diplomazia culturale;
  • Programmazione strategica 
  • Presenza italiana nelle Organizzazioni internazionali 

La capacità di perseguire gli interessi di una nazione passa anche dall’influenza esercitata senza ricorrere alla forza militare.

Secondo la definizione del professor Joseph S. Nye, il Soft Power è il potere di seduzione che uno Stato esercita sugli altri. Ne consegue che il peso di un paese sulla scena internazionale dipende sì dalla forza militare e da quella economica, ma in misura crescente dalla sua capacità di affermarsi mediante la comunicazione, l’immagine e la cultura. Il soft power, in effetti, negli ultimi anni, è diventato sempre più un aspetto fondamentale dell’azione internazionale degli stati, che lo usano spesso come strumento di influenza alternativo al dispiegamento della forza. Non sempre ciò accade, come ben sappiamo. 

Soft power, analisi delle definizioni e delle statistiche

Un’indagine e uno studio seppur accurati, presentano margini di errore e/o di interpretazione. Maggiormente ciò accade quando si parla di un tema, come il soft power, che non si riferisce a dati numerici, ma a una reputazione, a un pensiero, ma anche all’originalità e così via. 

Il Made in Italy è un marchio di qualità conosciuto, apprezzato (e imitato senza successo) in tutto il mondo. Pensare di essere secondi o terzi o noni ad altri paesi è molto difficile. Il prestigio culturale e artistico può non bastare, infatti, è necessario che le istituzioni attuino politiche che facciano emergere il valore, le capacità, la civiltà, il saper fare. 

B-Rewards con tutti i suoi progetti, e in particolare con l’-e-commerce B-Rewards.it ha puntato fin dall’inizio sul Made in Italy e sulla qualità. In altri articoli del blog abbiamo parlato dell’e-commerce, delle difficoltà di molte imprese e delle piccole realtà locali a emergere. Il settore commercio e manifatturiero (gastronomia, artigianato ecc.) sopravvive solo se offre servizi e prodotti di alta qualità, queste caratteristiche ripagano sempre. Basti pensare agli anni della pandemia. Se da un lato le vendite on line si sono moltiplicate per ovvie ragioni, oggi, molte di quelle realtà nate sull’onda della necessità hanno chiuso o riescono a fare ben poco. 

Il brand di valore, le cose fatte bene, il Made in Italy fanno parte di un potere, che può chiamarsi prestigio o soft power, poco importa. Ciò che veramente conta è esserci e resistere al tempo e alle crisi.

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